"We are put on this planet only once, and to limit ourselves to the familiar is a crimine against our minds." [cit. Roger Ebert]


giovedì 6 novembre 2014

White Clouds in my heart

Sono appena tornata da scuola e mi sono ritrovata davanti a questa pagina bianca. Come sempre Nuvole Bianche in sottofondo. Credo che ormai sia quasi diventata la colonna sonora di questo blog e la mia coperta di Linus quando sento che il mondo mi sta crollando addosso. Leggete questo post con le note di Einaudi e capirete perchè ho scritto ciò che sto scrivendo.
Mi restano ormai  poco più di tre mesi. Alla fine è stata una mia scelta non allungare e rimanere fino a Giugno: avevo troppa paura delle conseguenze e a dirla tutta qui non sono sempre rose e fiori!
È già passato molto tempo ed io mi sento ancora come fosse il primo giorno di scuola: fuori posto, nervosa e in qualche modo distante.
Prima di partire sognavo la mia nuova avventura in tutti i minimi dettagli, come quando, piccini piccini, si sogna il lavoro che faremo da grandi. Mi ricordo che la voglia di partire mi attanagliava le viscere, non riuscivo a stare concentrata e studiare era diventato impossibile: pregavo che la famiglia mi arrivasse il più tardi possibile perchè altrimenti avrei finito per non studiare più ed essere rimandata a Settembre.  Poi è arrivata l'estate più strana della mia vita, molte persone sono uscite di scena ed alcune sono entrate; in certo qual modo mi sentivo a posto, completa e felice: ero riuscita a scrollarmi di dosso ciò che prima non accettavo di me stessa. È stata un'estate sensazionale, un'estate che ho assaporato come non mai e che mi ha fatto fare pace con me stessa e con il mondo. Ho pianto, ho riso, ho approfondito alcune persone, mi sono messa in gioco e l'ho vissuta fino alla fine. Forse la certezza che dovessi partire, impacchettare le mie cose, prendere un aereo diretto all'altro capo del mondo e dire "addio" a chi lasciavo dietro di me, mi ha fatto assaporare ogni istante, a tal punto che alla fine non sarei più voluta partire. O meglio avrei voluto partire, ma non avrei voluto lasciare a metà molte cose. E questa situazione mi si è ritorta contro.
Alla fine sono partita e mi sono messa a nudo: tutta la mia timidezza, le mie paure, le mie insicurezze e i miei problemi; mi sono messa in gioco perchè IO  sono Grande, capite?
Sono quasi tre mesi che sono qua eppure mi sento ancora come al punto di partenza. Non potete capire quanto mi senta sfigata quando parlo con gli altri exchange italiani e li sento raccontare dei moltissimi amici che si sono fatti. Io non credo di averceli tutti questi amici, anzi ne sono sicura. Si sono cresciuta e sono diventata una persona diversa, sempre la stessa ma con qualche crepa in meno forse. No non sono così popolare e non mi sono mai sentita parte integrante di un gruppo. Badate bene che non mi sto lamentando della mia situazione, sono sempre stata un lupo solitario, solo non pensavo che la mia timidezza avrebbe rappresentato un ostacolo così impegnativo da superare. Li invidio, li invidio sì quei ragazzi che riescono a sedersi a un tavolo di perfetti sconosciuti, presentarsi e attaccar bottone con nulla: se va bene io mi soffoco con la saliva.
Mi sono sempre considerata senza radici, e in parte lo sono, ma ora so cosa significa casa. Casa non è qui, anche se avrei voluto con tutta me stessa che potesse diventarlo, casa è dove ci sono il mio babbo, mia mamma e mia sorella Francesca, casa sono le mie amiche, quelle che cui parli di tutto, discuti, ti punzecchi, quelle con cui litighi e con cui poi ti chiarisci perchè sono amiche vere, quelle stesse amiche che ti scrivono giorno si e giorno no, quelle che ti chiedono se la pertosse ce l'hai ancora, quelle amiche che sono disponibili ad ascoltare i tuoi problemi anche se probabilmente il giorno dopo si piglieranno un quattro a causa tua. Casa è in Italia, anche se ammetterlo è stata dura. Mi vedo ancora all'estero nel mio futuro, probabilmente non smetterò mai di farlo, ma sono grata di essere nata in Italia e di aver vissuto la mia adolescenza lì: abbiamo tantissimi problemi, molti dei quali non proviamo neanche  risolverli, ma siamo un paese con una tale bellezza, una tale cultura e un tale livello di istruzione che ci permette di essere individui pensanti che ci rendono davvero davvero fortunati. Io in primis perchè ho avuto l'irripetibile possibilità di partire da un paese che odiavo, arrivare in paese che credevo di amare e rendermi conto che le cose funzionano al contrario. E devo ringraziare la mia famiglia per questo: perchè sono stati così poco egoisti da lasciarmi andare a 17 anni a capire chi sono e chi voglio essere.

Il problema forse è che ho lasciato troppe cose e troppe persone in sospeso quando me ne sono andata e ora mi chiedo come sarebbero potute andare le cose. Non rimpiango assolutamente di essere partita e lo rifarei altre mille volte, ma mi rendo conto che forse la mia personalità e il tipo di persona che sono (diventata) non sono esattamente l'ideale per intraprendere quest'avventura. Non sto cercando di lagnarmi di quanto non veda l'ora di tornare perchè non è così, ma pensare di tornare a Gennaio e riprendere la mia vita mi suscita emozioni contrastanti: da un lato sarei voluta rimanere fino a Giugno, uscire definitivamente dal mio guscio, combattere con il coltello tra i denti per ottenere ciò che voglio e soddisfare pienamente il mio senso di competitività con me stessa; dall'altro se penso a quando riabbraccerò la mia famiglia, tornerò alla mia cameretta con le pareti gialle (che nella Psicologia viene considerato il colore con cui gli individui etichettano l'essere grasso - Pari e Stefano docent - e sono gialle perchè da piccola ero la cicciottella di turno, questo spiega molte cose...) e i libri che arrivano fin quasi al soffitto,  ritornerò da Mutty per i nostri Ape con l'Ugo e alla mia quotidianità non posso che farmi sfuggire un sorriso.
Ci ho provato e ci sto provando a (ri)trovarmi a scuola, ma forse il problema è che questo è il posto sbagliato per me: non potete portare un lupo delle nevi al mare, così non potete portare Alessia in Florida.
In un certo senso poi mi sento come di aver sprecato un mese e mezzo della mia esperienza stando nella famiglia sbagliata, come se iniziare con il piede sbagliato mi abbia portato a una serie interminabile di errori. Solo ora sto cercando di rimediare agli sbagli commessi e riesco a fare tutto questo solo perchè alle spalle ho qualcuno che mi apprezza. Pensavo di non aver bisogno di nessuno, una volta lontana da casa, ma tutti hanno bisogno anche di un semplice incoraggiamento. E non aver ricevuto l'appoggio necessario all'inizio di quest'esperienza mi ha condizionato profondamente. A tal punto che spesso ora, quando ci penso, mi monta la rabbia perchè mi rendo conto che non me la sto vivendo al massimo o come avrei voluto, e mi da fastidio perchè questa è l'unica possibilità che ho e in un certo qual modo la sto sprecando. Purtroppo è più forte di me, non riesco a migliorare la situazione con poco: io ho bisogno di TEMPO. Ecco perchè volevo prolungare, volevo dimostrare qualcosa a me stessa e volevo anche far vedere agli altri che fantastica persona hanno (forse) davanti. Chi non è exchange student non provi a capire, perchè, credetemi quando lo dico, non sareste in grado di capirlo.
Può sembrare dai miei post che io sia triste o depressa, ma, ancora, non lo sono assolutamente. Sono felice qui, ma semplicemente ho capito che questo non è il mio posto. Per lo meno non la Florida, la Florida no di certo. Non sono una Beach Girl.
Mi sento così come all'inizio: l'Italia è lontana anni luce da qui, impalpabile, mentre l'America, anche se ci sono dentro, non è  l'American Dream che mi aspettavo.
Voglio dare un consiglio a tutti i futuri exchange: se siete in dubbio buttatevi e iscrivetevi al programma. Non vi dirò quanto figo sia partire ed essere soli per un lungo periodo, ma vi fa crescere: vi fa maturare, vi fa capire chi eravate, chi siete e chi diventerete. Forse alcune di quelle persone che, come me, erano sicurissime di voler partire non stanno vivendo la propria esperienza come avrebbero voluto: è colpa nostra; partite senza aspettative e sarà qualcosa che davvero vi capiterà una sola volta nella vita. Anche se non va come volete voi, fatene tesoro, perchè nessuno avrà passato ciò che avete passato voi. Ridete, siate felici, piangete e disperatevi: qualcuno dice che la vita è un dramma, affrontatelo con un sorriso stampato in faccia e, credetemi, non ci sarà soddisfazione più grande. Confrontatevi, chiedete aiuto, fatevi vedere rotti, apritevi e poi chiudetevi subito a riccio, non temete di diventate bipolari o paranoici. Immortalate la vostra esperienza, create ricordi. Ma soprattutto vivete questa fantastica esperienza: che la viviate a mille o a molto meno non importa, ma fate in modo di viverla.

Un besos,
Ale


"Può essere una goccia, ma è come l'oceano."
[cit. Tiziano Terzani]

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